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Istruzioni per l’uso: guastiamoci la serata, amore

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Istruzioni per l’uso: guastiamoci la serata, amore

Vi capitano quei momenti, o quelle giornate o serate, in cui pensate ‘Come vorrei aver trascorso questo tempo da solo’?

Quelle volte in cui parlate con qualcuno senza dire nulla?

Meglio ancora, quando nessuno ha detto nulla di che, ma vi sembra di aver ricevuto un pugno nella stomaco?

Certe magie funzionano meglio nelle relazioni di lunga data, quelle dove c’è tanta roba sul piatto – tipicamente un matrimonio. Quelli da manuale, con l’amore, l’abito bianco e magari i figli, dove la tavola è imbandita ma può capitare di avere sempre fame. Non vi preoccupate però, funziona benone anche in un fidanzamento breve breve, in una storia che chissà dove arriverà.

Può funzionare meravigliosamente anche tra genitori e figli, ma qua sono io a mettere troppa roba sul piatto, perciò per il momento mettiamo da parte questa (sterminata) casistica.

Un esempio che mi piace molto riguardante il trascorrere assieme il tempo in modo poco funzionale, è il classico sciorinamento di battute buffe ed ironiche fatte tra marito e moglie, da soli o meglio ancora, ad una cena tra amici, magari con altre coppie. Vi è mai capitato di assistere a questo scambio di battute, che inizialmente sembra divertente e vi fa sorridere, ma poi comincia a sapere di muffa?

Fino a qui ancora nulla di tragico, ma può esserci una mossa a sorpresa, una battuta o un gesto apparentemente leggero e privo di gran significato, che tuttavia smuove la situazione, creando un certo disagio.

Un marito arriva in ritardo ad una cena cui la moglie l’ha preceduto. La moglie lo chiama per sapere dove sia, visto che l’ospite deve calcolare i tempi per la prima portata. Il marito dice di essere ancora lontano. La moglie si lamenta, dicendogli che è sempre lento, che deve sbrigarsi e rispettare gli impegni degli altri. Lo scambio prosegue sulla scia della lentezza di lui e dell’inflessibilità di lei.

Immaginate la noia degli ospiti.

Dopo due minuti suona il citofono; il marito è in realtà al portone.

La moglie, stupita e presa in contropiede: ‘Oh ce l’hai fatta, pensavo già saresti arrivato al dolce, e invece…’

‘Hai visto? e tu che non ti fidi mai di me!’

Immaginate ancora la sensazione sgradevole della moglie, arrivata alla cena già preoccupata per il possibile ritardo del marito, ed invece la leggerezza del marito che l’ha ‘fregata’.

Ecco, il marito l’ha giocata davvero. I ruoli sono molto ben noti e vanno di certo avanti da un pò: la moglie precisa e molto puntuale, attenta alle richieste altrui, il marito più rilassato e meno preoccupato di far attendere o deludere gli altri. La moglie assume un ruolo prettamente genitoriale, mentre il marito è il fanciullino. Quello che possiamo notare è che non stanno comunicando su un piano di parità, bensì secondo uno schema up – down. In Analisi Transazionale, ciò significa appunto che in questo frangente i due non comunicano dagli Stati dell’Io Adulto – Adulto, ma Genitore – Bambino [per info sugli Stati dell’Io clicca qui].

La schermaglia al telefono è uno scambio tipico probabilmente anche nella vita quotidiana, che i due utilizzano per tenere un equilibrio nella loro relazione in un momento in cui, evidentemente, stentano a ritrovare intimità e fiducia reciproca.

Ma lo scherzo del marito, il suo dire che era ancora lontano quand’è praticamente sotto al portone, è un bel cambio di mossa, che delinea il nostro gioco psicologico.

Per capire meglio cosa accade, usiamo i ruoli del triangolo drammatico, ovvero salvatore, persecutore e vittima. Salvatore e persecutore sono ruoli ‘vincenti’ o one up (per quanto possa essere vincente sentirsi bene alle spese dell’altro, dal punto di vista di una relazione basata su rispetto e fiducia), e la vittima, evidentemente, è il ruolo perdente, o one down.

Vediamo cosa accade dai due punti di vista, quello della moglie e quello del marito.

La moglie vive il costante ritardo del marito come un peso, lei deve stargli dietro, poiché altrimenti lui ‘non ce la fa’, perciò il marito è Vittima che necessità della sua sollecitudine, mentre lei si assume il ruolo di Salvatrice. La costanza del marito a ritardare, fa si che alle volte lei lo viva un pò persecutoriamente e tenda a diventare opprimente.

Il marito a sua volta vive la moglie come Persecutrice nelle sue costanti richieste di puntualità. Arrivando in tempo a sorpresa, passa da Vittima a Persecutore: ‘Tu non mi dai mai fiducia, hai visto che ti sbagli? sono arrivato in tempo!’, portandosi a casa un piccolo trionfo. La moglie vive questo passaggio come una sconfitta, avendo lei ‘infamato’ il povero marito immeritevolmente.

Il gioco avviene con la mossa ‘a sorpresa’ del marito, che vince.

C’è bisogno di vincitori e perdenti in una relazione buona?

Mi raccomando, non fatelo a casa.

Se volete dilettarvi con passatempi di coppia e non solo, leggete ‘A che gioco giochiamo’ di Eric Berne. E’ una trattazione dei giochi psicologici ancora poco sviluppata sul piano teorico, ma indubbiamente una lettura accessibile a tutti ed interessante.

Ai colleghi che già conoscono la materia, consiglio invece ‘I giochi psicologici in Analisi Transazionale’, di Giacomo Magrograssi.

Dott.ssa Valentina Cozzutto
Psicologa Psicoterapeuta a Monza e Brianza


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